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Intervista all'ittiologo

Tecniche > Storie di pesca
Durante parecchi recuperi nei canali in gestione al CAGeP ho avuto modo di conoscere un giovane ittiologo di Varese, il Dott. Pietro Ceccuzzi che collabora con “noi” ed allo stesso tempo ne trae giovamento per il futuro della sua carriera. Mi sono chiesto più volte “Ma come si diventa ittiologo, cosa fa, quanto guadagna?” e cosi ho pensato di fargli una intervista. Le immagini sono state fatte durante un recupero nel Canale Cavour presso Biandrate in gestione al CAGeP.
Pietro quale è l’iter scolastico per diventare ittiologo? E quale l’iter di “apprendistato”

Il mio iter scolastico è stato un po’anomalo, infatti ho iniziato con il Liceo Artistico per poi iscrivermi alla Facoltà di Scienze dell’Università degli Studi dell’Insubria. Dopo aver conseguito la Laurea in Biologia a pieni voti all’inizio del 2004, con una tesi sulla biologia e l’ecologia del pesce gatto (I.melas)nel lago di Varese ho cercato di spingere sempre più in la le mie conoscenze sia sul campo che sui libri.
Ora sono uno dei responsabili tecnici di un piccolo incubatoio di trote dell’Associazione di Pescatori “Tinella ’72” alle foci del Torrente omonimo sulle rive del Lago di Varese e collaboro con altri incubatoi sparsi un per la Provincia ed in Piemonte.Grazie alla mia passione e spero anche per le mie competenze ,il Presidente dell’APD Novara e del CAGeP nonché vicepresidente della consulta regionale piemontese di pesca Renato Pellò, mi ha contattato come “consulente” ed ora sto collaborando, a titolo gratuito, alla stesura della Carta Ittica della Provincia di Novara. La mia principale attività comunque resta quella della ricerca in Università dove sto portando a termine il Dottorato e lavorando nell’impianto sperimentale di allevamento della spigola (D.labrax) del Dipartimento di Biotecnologie. Molti mi chiedono che senso abbia allevare il branzino a Varese, io credo che sia una bella sfida, in più a livello scientifico ci permette di avere a disposizione uno stock di pesci per la sperimentazione e per la raccolta dei dati.Il mio sogno più grande resta quello di poter lavorare sulle popolazioni di pesci autoctoni del “mio lago” quello di Varese che purtroppo hanno subito un forte decremento negli ultimi anni e che hanno bisogno di una gestione più oculata.

Una volta laureato quali sono le prospettive di lavoro e di guadagno?

Poco molto poco; attualmente ricevo solo qualche centinaio di euro dall’ università. Se si riesce ad affermarsi poi si può anche guadagnare scrivendo testi o con collaborazioni varie con gestori di acque di varia natura; privati, consorzi, amministrazioni pubbliche. Si può diventare dipendenti di qualche amministrazione ma è dura.Credo che l’unico mezzo per potersi affermare nel mondo dell’ittiologia sia la coltivazione della propria passione. Poi intervengono fattori di fortuna, professionalità e disponibilità ad imparare sempre restando sempre umili, mantenendo sempre i contatti sia con le persone che gestiscono gli allevamenti o la pesca sul campo (i volontari) e nello stesso tempo le Amministrazioni Locali. Penso che questo sia il punto cardine della faccenda. Prospettive future..?? Non so spero solo di poter continuare a lavorare con i pesci.

Cosa fa praticamente un giovane ittiologo? E un vecchio ittiologo? Ti ho visto nell’ ultimo recupero portarti dietro un piccolo acquario, mettervi i pesci e fotografarli….vi è anche una sezione per la fotografia negli studi ?

Ma quello che hai visto tu l’altro giorno era sicuramente uno dei momenti importanti e più belli della professione, il contatto con la fauna ittica, l’osservazione del pesce, il recupero dei dati che poi serviranno per poter tirare delle conclusioni sullo stato della popolazione di pesci che si sta studiando. Una delle cose più belle di quando si fanno recuperi di pesci per scopi scientifici sono le sorprese nel ritrovare magari esemplari rari, o viceversa alloctoni che li non dovrebbero starci. Li quindi scatta l’importanza della documentazione fotografica di quello che si trova sul campo, credo che ogni buon ittiologo debba avere un proprio e ben fornito archivio fotografico.


A tua conoscenza gli ittiologi sono anche pescatori?

Io lo sono, anche se negli ultimi due anni ho pescato proprio poco, sia a livello di quantità che a livello di numero di volte.

Quali sono le situazioni ittiche che ti preoccupano di più per la zona che conosci? Io sono molto allarmato dalla quasi scomparsa dei piccoli ciprinidi nostrani come triotto, alborella, gobione e anche del vairone da qualche parte oltre che situazione del cavedano che definirei drammatica in Piemonte e nei grandi laghi in generale.

Per quanto riguarda il lago di Varese e zone limitrofe le problematiche sono veramente tante e molto difficili da risolvere.Innanzi tutto credo che la mancanza dell’alborella (A. alburnus alborella), ormai da più di 10 anni, nel lago sia uno dei problemi più grandi. Noi come Associazione in collaborazione con la Provincia e GRAIA abbiamo avviato un progetto di reimmissione di questa specie nel lago e sembra che si inizino a vedere i primi risultati; solo nel 2005 abbiamo prodotto circa 800.000 uova di alborella, poi liberate nel lago dopo la schiusa.Un'altra specie secondo me in pericolo è il pesce persico (P.fluviatilis), che negli ultimi anni ha subito un declino vertiginoso, dovuto a molti fattori come la pesca eccessiva, da parte di dilettanti e professionisti, la competizione con specie alloctone (siluro, pece gatto, gardon) e la mancanza di pesce foraggio.

Il persico era una specie che fino agli anni ‘70-80 ha mantenuto viva l’economia rivierasca pensa che negli anno ‘60 rappresentava circa il 35% del pescato totale, e si parla di tonnellate ora si parla solo di alcuni quintali. L’anno scorso abbiamo iniziato a riprodurre anche questa specie immettendo in lago quasi 1 milione di avannotti.Anche la scardola (S.erythrophthalmus), che di solito è un pesce molto resistente a condizioni ambientali sfavorevoli ha subito nell’ultimo decennio una forte flessione, forse a causa del cambiamento delle condizioni trofiche del lago in continuo miglioramento. In più la popolazione non risulta ben strutturata nelle varie classi di età, in alcune annate infatti la riproduzione non è andata a buon fine. Pensa che nel lago anche il luccio (E.lucius) ed il lucioperca (S.lucioperca) ormai sono difficili da reperire.
Il problema di fondo a mio avviso sta nel fatto che gli sforzi economici della Comunità Europea e delle Amministrazioni Regionali si concentrano sulle specie più “famose” ed importanti per la conservazione della biodiversità come la mormorata o il pigo. Di conseguenza molte delle specie meno “famose” che magari subiscono anche forti riduzioni a livello locale, vengono poco considerate. Tuttavia la Provincia di Varese risulta un’isola felice; infatti l’Amministrazione Provinciale ha sempre contribuito con fondi a piccoli e grandi progetti rivolti alla conservazione delle specie ittiche.
 
Per quanto riguarda le popolazioni di cavedano (L.cephalus)del lago Maggiore, come ti dicevo in privè, stanno passando una situazione normale a mio avviso; infatti molti degli scarichi fognari sulle quali questa specie opportunista viveva sono stati collettati, quindi è logico che se ne vedano meno girare sulle rive del lago, devono cercarsi altre fonti di cibo in più saranno anche calati meno cibo meno pesce.
 
Pietro ti ringrazio anche  a nome dei lettori. Se qualcuno ha bisogno di te come può contattarti?
 
Grazie a te, se qualcuno avesse bisogno di contattarmi lascio la mia mail pietro.ceccuzzi@uninsubria.it ed il numero di telefono 0332-421.423
 

 
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