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Surfcasting

Tecniche > Mare > Pesca da terra > Pesca dalla spiaggia
La ricerca ossessiva delle zone più produttive associata alla maniacale preparazione dei terminali, fanno di questa tecnica una delle sfide più difficili di ogni pescatore che voglia sentirsi un surfcaster. Lanciare le esche nel punto giusto è una delle regole basilari per avere successo nella pesca a surfcasting. Purtroppo il profano, di fronte alla grandezza del mare, all'importanza dell'argomento ed alle chiacchière della gente, potrebbe sentirsi veramente a disagio ed abbandonare la pesca ancor prima di effettuare il più timido dei tentativi.Chi ha avuto la fortuna di andare a pesca con gente capace ed esperta ha senz' altro appreso l'importanza di certi fenomeni per cui la scelta della postazione è cosa ormai nota.Gli studi effettuati e l'esperienza maturata in spiaggia, a pesca, hanno evidenziato determinati punti, abbastanza delineati che al novanta per cento dei casi risolvono la battuta.
Il primo, il punto favorevole per antonomasia, è il famigerato ultimo frangente. Di questo si è parlato tanto, scritto e discusso, ma la realtà dei fatti dimostra che non tutti sanno esattamente di che cosa si tratta. E altrettanta sorte è capitata alle altre zone della spiaggia sommersa che, come l'ultimo frangente, risultano le più fruttuose. È il caso del canale di risucchio, oppure del cavo di battigia.Come se non bastasse, al danno si aggiunge la beffa, infatti sembra che questi tre punti siano considerati come le uniche soluzioni possibili, le uniche carte da giocare per ottenere risultati, l'ultimo frangente in modo particolare.Ebbene le cose non stanno proprio così!Per fortuna la realtà è per noi molto più favorevole, molto più di quanto è uso comune credere. Ma prima di aggiungere carne sul fuoco è utile ripassare un pochino l'argomento “ultimo frangente“ senza dimenticare il canale di risucchio ed il cavo di battigia.
Immaginiamo di trovarci in riva al mare, su una spiaggia, una di quelle lunghissime spiagge che ci hanno sempre fatto sognare prede da capogiro e combattimenti alla "Achab". Ad un certo punto sale il vento, un vento frontale che dapprima increspa la superficie del mare e poi, pian piano, forma delle piccole onde. Il vento aumenta, il mare si ingrossa, la superficie liquida è sempre più irregolare, azzurra e bianca. Ad un certo punto le onde si fanno più numerose, frangono quasi ritmicamente e le creste che spuntano sono via via più lontane dalla riva. La superficie che ci appare mossa è sempre più estesa: 100, 200, 300 metri e forse più, verso il largo. Questa è la zona di battimento dei frangenti, un susseguirsi di onde rotte e spumeggianti; un rumoroso spostamento d'acqua che modifica le coste e la morfologia del fondo. Sono onde un po' strane, molto diverse dall’accademica onda lunga, quella che corre lontano dalla costa, definita un movimento oscillatorio della superficie del mare dove ogni particella d'acqua compie una orbita circolare per tornare sempre allo stesso punto. Le nostre onde, invece, quelle della zona di battimento dei frangenti, producono un vero e proprio spostamento d'acqua e per questo sono dette onde di traslazione. Infatti, le singole particelle non chiudono l'orbita, non ritornano al punto di partenza, ma vengono spinte in avanti nella direzione del moto ondoso. Il normale percorso circolare delle particelle è influenzato dalla sempre più stretta vicinanza del fondo e così le onde si rompono, trasportando verso riva una grande quantità d'acqua.
Ad un certo punto il vento cessa. Le onde,non più schiacciate dalla massa d'aria in movimento, si sollevano e prendono una forma più regolare, più compatta. Il boato della risacca si fa più cupo. È uno spettacolo incredibilmente suggestivo che cattura la nostra attenzione, poiché quello che più ci interessa è la morfologia della superficie del mare.
A grandi linee avremo una enorme porzione di mare che appare quasi calma e che strano a dirsi è quella più distante dalla riva, e una zona movimentata, più vicina alla riva, dove le onde si rovesciano su se stesse, la cosiddetta zona di battimento dei frangenti. Nel primo settore le onde sono appena percettibili, non ci si rende conto della loro grandezza, ma soprattutto non frangono, non hanno la cresta bianca. La linea di demarcazione che separa queste due zone è appunto l'ultimo frangente. Anche se incostante ed irregolare l'ultimo frangente è lì, tra la zona calma, più lontana, e quella agitata che arriva fino a terra. Lì, dove il fondo si solleva bruscamente in corrispondenza di un vero e proprio gradino che innalza di botto il fondo. È quello il punto tanto ricercato, dove noi facciamo cadere le esche. E sarà tanto più lontano quanto più forte è la mareggiata e più bassa è la spiaggia.
Fino ad oggi, scolasticamente, abbiamo interpretato l'ultimo frangente come la risposta ad un cordone detritico, più o meno parallelo alla riva, che nasce e muore così come l'ultimo frangente. Adesso è giunto il tempo di vedere le cose come effettivamente stanno. Questo cordone è ben più esteso di un semplice deposito serpentiforme e la sua profondità è tale che copre lo spazio tra l'ultimo frangente ed il cavo di battigia, in pratica tutta la zona di battimento dei frangenti.
Ma guardando attentamente la superficie del mare, meglio se dall' alto, la zona di battimento dei frangenti risulta segnata da una o più lingue perpendicolari alla riva che arrivano fino alla battigia, quasi come un estensione della zona calma. In corrispondenza di queste lingue, l'acqua in eccesso, accumulatasi a riva per il trasporto delle onde, defluisce verso il largo e scava sulla sabbia un vero e proprio canale, il canale di risucchio. Lungo il canale, l'aumentata profondità dell' acqua fa sì che le onde non interagiscano col fondo, così come succede al largo, ed è per questo che non frangono e la superficie è apparentemente calma. Si tratta di una delle zone utili dove è sufficiente appoggiare un' esca per fare delle buone catture, oltretutto senza doversi preoccupare di lanciare obbligatoriamente il calamento a cento o più metri. Per questo è importantissimo sapere cosa succede sotto la superficie del mare, ma soprattutto è importante riconoscere il canale senza indugio, in mezzo alla turbolenza tipica della mareggiata.
Un'altra zona, anch'essa apparentemente calma, risulta il più delle volte fertile. Si tratta del cavo di battigia. Un altro canale scavato dalla corrente, questa volta però parallelo alla riva e situato immediatamente dopo il gradino di risacca, quindi a pochi metri dalIe nostre canne. Lungo questo cavo scorre una forte corrente che alimenta il canale di risucchio e che ha lo stesso verso della riva ed il senso della mareggiata. In pratica se quest'ultima proviene da sinistra il senso della corrente sarà ovest, se invece la mareggiata proviene da destra il senso della corrente che scorre lungo il cavo di battigia sarà est-ovest. Notate bene che non esistono mareggiate perfettamente frontali per cui anche quando noi saremo sicuri di avere un bel vento in faccia ci sarà una corrente che scorre nel cavo di battigia col suo bel senso verso destra (ovest-est) o verso sinistra (est-ovest).
Questi tra particolarissimi spot, tanto particolari quanto validi per la pesca, sono considerati, come detto prima, le maggiori certezze del surfcasting e l'ultimo frangente, lo ribadisco, ancor più degli altri.
Fermo restando la seppur fuorviante validità di quanto sopra mi pare doveroso sottolineare un fatto ormai certo e riconosciuto che però sembra aver perso importanza: nel surfcasting i pesci pascolano e grufolano dove c'è turbolenza e quindi nella zona di battimento dei frangenti.
L'onda è sinonimo di cattura ma non deve essere intesa esclusivamente come ultimo frangente. La turbolenza funge da richiamo sia a cinquanta che a centocinquanta metri dalla riva. In pratica la zona fertile è tutta quella che abbiamo di fronte, dal gradino di risacca fino a dove c'è della schiuma bianca.
Ciò significa che la ricerca disperata dell'ultimo frangente intesa come «conditio sine qua non» non è assolutamente giustificata. Non ci dobbiamo sentire impotenti se le nostre esche non riescono a valicare la zona più turbolenta. Ricordate che le prede circolano proprio dove c'è movimento.
Per quanto concerne le zone apparentemente calme come il canale di risucchio, il cavo di battigia e oltre l'ultimo frangente?risultano comunque fruttuose, infatti sebbene la turbolenza sia inferiore a quella che accompagna le onde di traslazione, in questi casi siamo in presenza di forti correnti che scavano sul fondo ottenendo il medesimo risultato: il disseppellimento di anellidi e piccoli organismi. Inoltre è probabile che per i pesci sia un gran vantaggio avere a portata di denti crostacei e molluschi stando fermi e lasciandosi accarezzare dalla corrente, senza essere sballottati dalle onde. In pratica, ribadita la validità di punti visibili, non dimentichiamoci che tutta l’area turbolenta è frequentata dai pesci.
Individuare un canalone, specialmente se dall' alto di una strada panoramica, è una cosa abbastanza semplice. Inoltre le garanzie che dà, in termini di pesca sono piuttosto invitanti, tanto da rappresentare una tentazione così forte che al novantanove per cento dei casi si rinuncia a qualsiasi altro tentativo.
La vera ragione che pone in evidenza il canalone, il cavo di battigia e l'ultimo frangente, rispetto alle aree circostanti, è che si tratta di postazioni molto facili da sfruttare in quanto definite e contenute nello spazio. La zona utile è certamente ridotta rispetto al resto ed è quindi più probabile fare centro al primo colpo.
 
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