Pesca nel lago con il vivo - Pescarenet.com - Guida alla pesca con passione

Cerca
Vai ai contenuti

Menu principale:

Pesca nel lago con il vivo

Tecniche > Acqua dolce
Avevamo in precedenza parlato della pesca al luccio itinerando sulle tecniche di pesca, ma sino ad ora la pesca dell’esocide era stato spesso meta dei nostri desideri. Spaziando tra le varie tecniche che è possibile effettuare nei nostri laghi siciliani, certamente molto vincolati dalla scarsa presenza di varietà ittiche e danneggiate dalle cattiva gestione ed utenza, se lo spinning è praticato in pochi laghi, per la pesca con il vivo forse abbiamo l’esclusiva noi di Pescarenet. L’entusiasmo di voler provare a mettere sul campo la teoria, ancora una volta ci ha spinto a compiere l’ennesima impresa, così, trovato il lago che ne offrisse la possibilità ci siamo dedicati alla pesca con il vivo ed il galleggiante
LA TECNICA DI PESCA

In teoria ed in pratica è tutto molto semplice, ma solo apparentemente. In realtà intervengono delle variabili che possono cambiare le cose e far la differenza, come: profondità di pesca legate al sito, peso dell’esca viva, distanza dalla riva. Questi aspetti vincolano la tecnica di pesca che bisogna adattare di volta in volta alle possibili novità.E’ conveniente affinare la tecnica il più possibile dal momento che, se le acque in cui proviamo a pescare offrono la possibilità di catturare oltre al luccio predatori come il persico reale ed il persico trota, aumenterà il numero delle catture.Ovviamente lo spirito che ci arma sarà sempre rispettoso del catch and release, quindi alcuni accorgimenti saranno sempre rispettati.Partendo dal finale, assunto il fatto che mediamente pescheremo su un fondale che non andrà oltre il metro di profondità, proponiamo due soluzioni simili, ma concettualmente diverse ed entrambe soddisfacenti, che comunque possono essere utilizzate variando proporzionalmente le lunghezze ed i pesi in base all’ambiente di pesca.

La soluzione A prevede di collegare un finale lungo tra 20÷30 cm (d'acciaio intrecciato ricoperto in materiale plastico) direttamente al madre imbobinato sul mulinello prevedendo uno scorrimento di 30 cm, mentre la B lo collega ad uno spezzone intermedio scorrevole di 20 cm.
La soluzione A consente al predatore di mangiare con più tranquillità, lasciandogli in verità la possibilità di ingoiare l’esca, ma anche al pescatore di ferrare anzitempo e di agganciarlo possibilmente in bocca e non in gola. In questo caso l’utilizzo del nylon al posto dell’acciaio, magari fluoro carbon Ø 0,25, ci permetterà di aumentare il numero delle abboccate senza però compiere mattanze, accontentandoci di vedere più volte il galleggiante affondare o muoversi freneticamente a causa della disperata fuga del pesce esca, e magari di qualche veemente e breve puntata di un luccio o di un persico.La soluzione B invece è maggiormente auto ferrante e necessita di minor attenzione durante la mangiata, ma in ogni caso tutela il pesce dal rischio di ingoiare l’amo aumentando la percentuale di allamate in prossimità della bocca.
In entrambe le soluzioni utilizzeremo un amo doppio con reggi esca od una ancoretta a tre di colore bruno della misura da 4÷6, al quale innescheremo al di sotto della pinna dorsale un pesciolino da 8÷15 cm di lunghezza. Qualche pesce non verrà allamato, ma gli altri saranno facilmente restituiti alle acque senza comprometterne la salute e la sopravvivenza.
Ormai non possiamo permetterci di distruggere quel poco che è rimasto in vita, inermi davanti agli scempi compiuti da molti pseudo appassionati con la pesca a fondo e con lo spinning.

L’ATTREZZATURA

L’attrezzatura adattabile può essere quella da carpfishing versione light, se non quella da spinning pesante, altrimenti ideale è la linea di canne create a posta per la pesca al luccio. L’azione delle canne lunghe da 3÷4, che dovranno essere rigide ed accoppiate a mulinelli imbobinati con trecciati da 12 libbre o nylon a memoria nulla dello Ø 0,25m, dovrà comunque essere di punta.


I PESCI ESCA E LE CATTURE

L’esca ideale è sempre quella che è presente nelle acque in cui cacciano i predatori, quindi le carpe ed i carassi sono le principali. Nel caso specifico e comunque in generale, abbiamo utilizzato triotti pescati in un altro lago e carassi di colore rosso allevati in cattività. In ogni caso tutte le specie indicate, parecchio resistenti, hanno dato buoni risultati senza fare particolari selezioni ne di specie tantomeno di taglia. Diciamo che sono stati considerati elementi sacrificabili per giusta causa, ma indubbiamente hanno riempito la pancia di alcuni nostri amici che dopo lo spavento son tornati liberi…o quasi.
Infatti ci siamo permessi di rubare la libertà ad un piccolo luccio, ad un persico reale e ad un persico trota, che dopo una breve sosta in un acquario, la fanno da padroni nel laghetto del giardino di casa. Certamente è stata un’egoistica forzatura, ma dopo un accurato trasporto a cui son seguiti giorni di pulizia dai parassiti e di cura, oltre a godere della loro vista forse li abbiamo salvati da una precoce fine annunciata.


L’AMBIENTE E L’AZIONE DI PESCA

Questa tecnica si può praticare in pratica tutto l’anno, visto che i predatori mangiano sempre. Naturalmente ci sono periodi più proficui, ma da primavera a fine autunno qualcosa si prende quasi ogni volta. Per quanto riguarda il luccio il discorso è a parte visto che se è vero che di solito lo si pesca quando c’è meno minutaglia e quindi in fine state ed autunno, pescando con il vivo anche in piena estate lo si può ingannare, mentre i persici preferiscono più le esche piccole ed è più semplice pescarli. Si comincia all’alba e si completa la pescata al tramonto, le catture possono susseguirsi durante tutto l’arco della giornata, magari aprendo e chiudendo con uno o due lucci.
La ricerca della migliore zona è frenetica, anche perché certe regole non valgono sempre, quindi una volta accertata la presenza dei pesci è meglio procedere per tentativi, tanto la passione non verrà frenata da eventuali passaggi a vuoto.
Per quanto mi riguarda dico che un predatore può nascondersi dovunque, a trenta metri dalla riva o sotto il masso su cui siam seduti, sotto i rami sommersi dei cespugli secchi o tra le alghe del sottoriva. Nel preparare la postazione e nella scelta delle distanze, oltre che della morfologia lacustre, bisogna tenere presente l’influenza che può avere il vento in base all’intensità ed alla direzione. Abbiamo detto che si va per tentativi, ma le prove si fanno senza lasciare niente al caso e di intentato, quindi si consiglia di essere in due e di pescare con quattro o cinque canne cercando di coprire un fronte di almeno una cinquantina di metri, lanciando le esche vive a distanze diverse evitando che le lenze si possano intrecciare durante il nuoto dei pesci esca. Le carpe per le prime ore sono inarrestabili, mentre le altre specie tendono a stabilizzarsi dopo le fughe iniziali. Generalmente i malcapitati arrestano la loro fuga quando si sentono al sicuro, di conseguenza capita di vederli andare proprio in bocca al predatore mentre cercano riparo.

 
Torna ai contenuti | Torna al menu