Spesso quando si sente parlare di Drifting, si pensa subito alla pesca al tonno gigante, ma benché questa cattura sia di grandissimo rilievo, si tralascia la possibilità di insidiare prede di altro genere, le quali, anche se di dimensioni inferiori, per essere portate in barca ci impegnano in vere e proprie battaglie. Seguendo lo spirito del nostro sito continuiamo a voler uscire dai canoni delle tecniche tradizionalmente note, e cerchiamo di illustrare le nostre teorie che hanno avuto un seguito sul campo!!! Partiamo innanzitutto dal titolo: to drift significa essere trasportati, ma noi preferiamo ancorarci su un fondale tra i 15-30 m (quando il mare lo permetta) ed attirare i predatori in una scia più ristretta. Utilizziamo canna e rotante da piccola traina (15-20 libbre), che indicano che avremo a che fare con prede che non saranno più piccole di 4-5 Kg, e raggiungeranno al massimo 25-30 Kg. Improvvisamente, ecco laggiù qualcosa. Un grande bagliore risale la scia del brumeggio di sarde e spumeggia a poche decine di metri dalla barca, proprio lì, vicino al muggine di 200 gr che spaventato comincia a nuotare intorno al palloncino che non gli permette di andare in profondità superiore ai tre metri di finale. La scarica di adrenalina che ci regala quest’attimo, spazza all’istante stanchezza, noia, apatia,…è il momento. Quando la cicala del mulinello comincia a fischiare decisa, a lungo, mentre la lenza sfugge via dal tamburo, l’equipaggio scatta all’ unisono, ma soltanto uno afferra la canna e comincia la battaglia, di solito quello che ci ha creduto più di tutti e non ha ascoltato le voci che gli dicevano di aver sbagliato tutto senza averci provato e riprovato. La preda che cercavamo era la Leccia, poteva arrivare una Ricciola e sarebbe stato altrettanto bello, forse poteva essere ferrata una Spigola, ma di solito preferisce un muggine ancora più piccolo, o magari un Pesce Serra, o un Tonnetto, ma noi volevamo fortemente Lei. Si ha la sensazione di avere una locomotiva attaccata alla canna (era la seconda volta che mi capitava dopo aver a stento salvato la canna da uno sgradito bagno nelle acque di Portopalo (Sr), in seguito al passaggio di un peschereccio che rientrava in porto, che come capita sovente, si porta dietro famelici bestioni!). Una locomotiva che dopo un’inarrestabile fuga di 80-100 metri, avendo ucciso il muggine fermava la sua corsa per ingoiarlo dalla testa, per poi ripartire con paurosa decisione verso il largo. Dal momento della ferrata si passano minuti intensissimi durante i quali anche solo un attimo di disattenzione o d’emozione comporta la quasi certa perdita della preda. Pur mantenendo decisione e velocità, il segreto è quello di agire con calma, quasi con distacco, direi da vero professionista, tenere la Leccia sotto pressione, senza tentare di ostacolarne le fughe, ma recuperando la lenza non appena il pesce le interrompe. Dopo più di mezzora senza un attimo di sosta, la battaglia volge al termine. Ora un gigante stimato sugli 80 cm e di oltre 10 Kg quasi galleggia su un fianco,…è il momento di decidere tra il raffio e la pinza. L’avversario è vinto, il fascino della cattura ci ha fatto godere, adesso se c’è il coraggio e la generosità di dar mano alle pinze per liberare il pesce dai nostri ami, dopo qualche istante di immobilità, lentamente, la nostra prossima preda, ruoterà su se stessa e si inabisserà.
Approfondimento
Il compito di attirare la preda è dato quasi esclusivamente alla pastura, ma le vibrazioni di un esca guizzante sono spesso in grado di risolvere la situazione. I pesci che maggiormente interessano la pesca in light drifting sono i predatori. La forma di massiccia pasturazione stimola alla caccia ed al facile cibo dentici, ricciole, lecce e palamite. Si dice anche che la grande quantità di pastura propinata sotto forma di pesci interi spezzettati o tritati provochi in essi un' assuefazione a cibarsi di questi bocconi assai più facili e più alla portata di bocca, di pescetti vivi e guizzanti che fuggono all'impazzata quando vedono comparire le ombre minacciose di affamati carangidi, o di altri pesci, forniti di aguzze file di denti. In parte ciò corrisponde a verità, così che la sardina diventa una delle esche principali per il nostro tipo di pesca: lucida, grassoccia, facile da innescare, decisamente a buon mercato, è comoda da reperire e conservare.
Vi sono poi altre esche come totani, seppie, sugarelli ed acciughe che possono essere efficaci in caso di mancanza di sarde, oppure per creare inneschi particolari, necessari in alcune zone di pesca. Ma se i pesci, come credo, diventano pigri a maggior ragione possono disdegnare bocconi come quelli presenti in acqua sotto forma di pastura, e poco naturali. E così dobbiamo trovare un qualche cosa che stimoli il loro istinto predatorio: niente di meglio, quindi, di un pesce vivo o di un cefalopode in chiare difficoltà motorie. Un'esca viva possiede doti magiche di richiamo: vibrazioni, luccichii, odori, tutti argomenti assai validi come attrattiva per i predatori. E poi il pesce vivo innescato è impossibilitato ad una fuga vera, solo pochi metri, troppo pochi per salvarsi da bocche fameliche. Il “vivo” più facilmente reperibile ed appetito per il nostro drifting leggero è il muggine. Anche tra i muggini dobbiamo fare una distinzione: al primo posto, il migliore è lo schiumarolo (Dedalechilus Labeo). Il perché di questa prima posizione acquisita sta nel fatto che il muggine schiumarolo tende a nuotare verso l'alto anche se lo si cala sul fondo e ha un colore piuttosto chiaro che lo rende facilmente visibile, particolare da non trascurare affatto specie quando si pesca dalla riva o dalla banchina di un porto. Questa specie di muggine è facilmente pescabile specialmente lungo le scogliere frangiflutti dei moli, all'interno dei porticcioli, in prospicienza delle rive rocciose. In mancanza dei muggini non dobbiamo disperare, molti altri pesci possono essere usati come esca, In teoria tutti; in pratica ci accorgiamo che vi sono pesci che rendono più o meno e tutto ciò dipende da vari fattori: abitudini locali dei predatori, presenza massiccia di particolari specie ittiche, buona vitalità e buon comportamento in acqua, ecc. Bisogna anche tener conto che non tutte le esche rendono se impiegate in superficie oppure a fondo, con barca ferma oppure a scarroccio, di questo però parleremo un'altra volta. Occupiamoci ora di come innescare i pesci sulle lenze. Il cefalo può essere fissato in modo diverso il seconda del tipo di terminale usato, Possiamo, infatti, montare uno o più ami sul finale e variando tale numero cambia il sistema, senza scordarci di non ledere la vitalità del pesce, La cosa risulta piuttosto semplice anche perché non dovremo lanciarlo ma semplicemente filarlo in acqua, non deve cioè sopportare strappi o forti sollecitazioni che obbligano ad inneschi che sacrifichino la sua vitalità. Impiegando un solo amo il muggine può essere fissato semplicemente per le labbra (quando usiamo ami piuttosto piccoli e pesci esca di dimensioni ridotte), oppure facendo passare l'amo subito dietro la prima pinna dorsale. Avremo in entrambi i casi una vitalità dell'esca veramente notevole. Usando montature a due ami sacrificheremo moltissimo la mobilità del pesce a vantaggio di una presa più sicura nella bocca di un eventuale pesce allamato, I due ami potranno essere fissati anche sul dorso, oppure sui fianchi (appena sotto pelle) oppure uno dorsale ed uno laterale. Personalmente, pescando con il pesce vivo, preferisco usare terminali ad un solo amo a meno che non si tratti di cacciare espressamente lecce o ricciole di grossa taglia, in questi casi l’amo finale lo sostituisco con un ancoretta. Altri pesci-esca che possiamo impiegare con una certa disinvoltura sono: cefali dorati, aguglie, castagnole, salpe, occhiate, boghe, sugarelli, saraghi, donzelle, sciarrani e... chi più ne ha più ne metta. Per quel che riguarda la taglia provate ad usare le esche non solo per il light drifting ma anche per il rock fishing, con inneschi fino al mezzo chilo, se avrete la fortuna che un bestione venga attratto dal malcapitato, proverete emozioni indescrivibili.